STORIA DEL SANTUARIO

L’esistenza di una chiesa dedicata a San Salvario è molto antica, poiché la menzione del luogo compare in documenti dell’XI e XII secolo che trattavano donazioni o elenchi di quote di tassazione. Dopo tali testimonianze si perdono le tracce della chiesa che non appare più in un documento del 1368 che elenca le chiese lodigiane. Tale assenza potrebbe indicare che in essa non si svolgeva regolarmente la liturgia e che forse non possedeva alcun bene.

È probabilmente in questo periodo che si inserisce la tradizione dell’origine della statua raffigurante la Madonna con Gesù Bambino. Nel tardo Medioevo un vasaio, aiutato da un pellegrino, creò una statua in terracotta raffigurante Maria con in braccio il Figlio. L’opera destò molta ammirazione e devozione e si propose di collocarla nella chiesa di Sal Salvario, malridotta, ma cara ai fedeli e vicina alla fornace del vasaio. Col tempo però il luogo fu di nuovo abbandonato e dimenticato, fino al XVI secolo, periodo in cui si colloca l’evento prodigioso che vide l’apparizione di religiosi in processione a venerare con candele accese l’immagine della Madonna. Tali religiosi si rivelarono essere dei frati Cappuccini, riconoscibili per l’abito, ma non presenti nelle vicinanze di Casalpusterlengo.

In seguito a questo avvenimento miracoloso, la devozione intorno alla chiesetta aumentò, per cui la Confraternita dei Disciplinati di Santa Marta, che rispondeva alla chiesa di Sant’Antonio, la più vicina a San Salvario, chiese ai Lampugnani, che ne erano proprietari, il terreno su cui sorgeva la piccola chiesa per meglio custodire la statua della Madonna. Non ricevendone la concessione, la scultura fu portata in Sant’Antonio, ma vi rimase per poco tempo, poiché essa fu ritrovata nel luogo originario.

Così il Consiglio comunale e il parroco di Casalpusterlengo iniziarono le pratiche per ottenere un convento di Cappuccini dove poter custodire l’immagine di Maria, assecondando la visione miracolosa di poco tempo prima. Il 26 settembre 1574 arrivarono in paese i primi due frati Cappuccini, i quali presero possesso del terreno concesso per erigere il convento, terminato due anni dopo.

Il nuovo convento ospitava inizialmente circa una ventina di frati e sorgeva di fianco alla chiesa ad una navata, mentre nella parete a destra dell’entrata rimaneva aperta la cappella con la statua della Madonna. Essa restò in quel luogo fino al 1892, quando fu trasportata nella nuova nicchia sull’altare maggiore.

La fretta di costruire gli edifici portò a problemi strutturali, che costrinsero ad una nuova costruzione nel XVII secolo, secondo le forme che vediamo noi oggi, consacrata nel 1624.

Nel XVIII secolo furono aperte nuove cappelle, ma la cappella dell’antica chiesetta di San Salvario rimase sempre presente.

Il 3 settembre 1780 la statua della Madonna e il Bambino furono incoronati alla presenza di monsignor Andreani, delegato del Capitolo vaticano.

Nel 1805 un decreto napoleonico ordinò la soppressione degli ordini religiosi e la conseguente chiusura dei conventi in Lombardia. Il nostro fu quindi venduto all’asta e gli arredi sacri vennero sequestrati, mentre le corone d’oro scomparvero per sempre. Sarà con Francesco I d’Austria che le comunità francescane verranno ripristinate e nel 1844 il convento fu riaperto come ospizio gestito dai Cappuccini. Poco dopo, nel 1858, giunse a Casalpusterlengo padre Carlo d’Abbiategrasso, un frate dal grande fervore religioso, a cui occorsero numerose folle di fedeli e che morì solo dopo un anno.

Le difficoltà del convento continuarono con l’avvento del Regno d’Italia, che privò del riconoscimento legale le Congregazioni religiose, private così dei loro beni. Il convento casalino fu chiuso, ma i frati non lasciarono il paese, facendosi ospitare da alcune famiglie del luogo. Grazie ad un decreto ministeriale nel 1870 fu possibile riaprire il luogo, verso cui ripresero ad affluire numerosi fedeli. Ripresero lavori di modifica e decorazione della chiesa (Angelo Prada decorò la nuova nicchia destinata ad ospitare la statua della Madonna), vi furono traslate le spoglie di padre Carlo d’Abbiategrasso e nel 1930 furono riposte nuove corone d’oro sul capo di Maria e Gesù alla presenza del cardinale Schuster.