Quest’anno ricorre l’ottavo centenario della rappresentazione del primo presepe della cristianità.
Non si tratta della “comoda” cornice di un gesto puramente devozionale o della nostra tradizione secolare: nessuna statuina, nessuna recita.
E allora, di che presepe si tratta?
Rivivere Betlemme era il grande desiderio di Francesco: sì, ma come?
Le Fonti Francescane narrano che nell’autunno del 1223, ormai alle porte dell’inverno ed all’avvicinarsi della ricorrenza della nascita di Gesù, Francesco chiese umilmente al Papa licenza di poter rappresentare la natività.
Secondo quanto ci racconta Tommaso da Celano, Francesco mandò a chiamare Giovanni Velita, signore di Greccio, a cui disse: “se vuoi che celebriamo a Greccio il Natale di Gesù, precedimi e prepara quanto ti dico: vorrei rappresentare il Bambino nato a Betlemme, e in qualche modo vedere con gli occhi del corpo i disagi in cui si è trovato per la mancanza delle cose necessarie a un neonato, come fu adagiato in una greppia e come fu posto sul fieno tra il bue e l’asinello” (FF 468).
Così, arrivata la Notte Santa, Francesco insieme ai frati ed ai fedeli si recò nel luogo preparato con la mangiatoia, il fieno, l’asino e il bue: ma non c’erano né statue, né personaggi a rievocare la nascita di Gesù, bensì Francesco che leggeva il Vangelo e lo commentava.
Perché?
Dopo il rientro dal viaggio in Oriente, Francesco si trovava in enormi difficoltà.
Aveva deciso di dimettersi dalla guida della ormai numerosa fraternità, diventata ingovernabile soprattutto per il tema della povertà, considerata dai più eccessiva. Aveva subìto la bocciatura papale della prima regola. La sua salute continuava a peggiorare. Gli restava solo la testimonianza della chiamata divina da cui tutto era iniziato.
In questo contesto, quindi, la rappresentazione del presepe è la strenua, tenace, irriducibile riproposizione della povertà cristiana così come Francesco la intendeva. Un’umile, ma sacra rappresentazione che, pur nell’obbedienza al “Signor Papa”, al clero ed alle gerarchie, lanciava un messaggio chiaro alla Chiesa e all’Ordine francescano.
Non riduciamo, quindi, l’evento di Greccio ad un comodo presepe di personaggi che recitano un ruolo. Greccio è un “manifesto”: leggere il Vangelo, osservare la Regola, obbedire ai superiori, vivere in povertà, rimanere fedeli al carisma dell’Ordine, non cedere alla radicalità del messaggio francescano.
In occasione dell’800° anniversario del “Natale di Greccio”, la Penitenzieria Apostolica ha concesso l’Indulgenza plenaria a tutti i fedeli che dall’8 dicembre 2023 (Solennità dell’Immacolata Concezione della Beata Vergine Maria) al 2 febbraio 2024 (Festa della Presentazione al tempio di Gesù Cristo) andranno a visitare un presepe in una chiesa affidata ai frati francescani in tutto il mondo.
Siccome solo molto più tardi questo avvenimento ispirò la rappresentazione della Natività mediante immagini, cioè il presepe in senso moderno (così che il presepe divenne patrimonio della cultura e fede popolare), in occasione di questa ricorrenza, a partire da domenica 17 dicembre, la fraternità dei frati Cappuccini propone l’inaugurazione del tradizionale presepe e l’Ordine Francescano Secolare (O.F.S.) un breve excursus sulla natività nell’arte, nonché una mostra di presepi nel chiostro.